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2. Finanza pubblica

Deficit pubblico

L’indebitamento netto italiano, espresso in % del Pil, mostra, fino al 2008, un livello superiore a quello medio Ue 27. Successivamente, a seguito dell’impatto della crisi internazionale del 2008, l’indebitamento netto italiano è cresciuto significativamente meno della media europea ed è sceso al di sotto del livello medio UE. Il deficit pubblico italiano si è ridotto dal 5,3% nel 2009 all’1,6% nel 2019, mentre, dopo l’impennata provocata dalla pandemia di Covid-19, per il 2025 è attesa una riduzione dell’indebitamento netto tendenziale italiano al 3,7% del PIL.

2.1 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Eurostat, Istat e sui dati tendenziali del DEF di aprile 2024 e della Commissione europea.

Nota esplicativa: Il dato è riferito al consuntivo dell’indebitamento netto italiano (flusso annuo), conosciuto più genericamente come “deficit pubblico”, calcolato in base agli accordi europei. Il dato Eurostat, relativo all’Italia e alla media dei paesi UE, è espresso in percentuale del Prodotto interno lordo. Per il 2024-2027 sono indicati i dati tendenziali del DEF di aprile 2024.

Debito pubblico

Il debito pubblico italiano in percentuale del PIL tra il 2000 ed il 2007 si è ridotto dal 105,1% al 99,7% del PIL, pur rimando a un livello più elevato di quello della media UE. A partire dal 2008 il debito è tornato a crescere, con un trend meno veloce rispetto alla media Ue fino al 2011, ma superiore negli anni successivi. Il sostegno finanziario ad altri paesi in difficoltà nell’area euro nel 2011-2014 ha comportato un aumento temporaneo del debito di oltre tre punti di PIL. Dal 2014 il rapporto debito/PIL si è stabilizzato ma è salito fortemente nel 2020, a causa della pandemia fino al 154,9% del PIL. Il DEF di aprile 2024 prevede che il rapporto debito/PIL al lordo dei sostegni ad altri paesi, dopo essere sceso nel 2023 significativamente più delle previsioni, aumenti in via tendenziale, prima delle scelte di politica economica che verranno introdotte con la prossima legge di bilancio, dal 137,3% del 2023 al 139,8% del 2026.

2.2 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Banca d’Italia, Istat e dati tendenziali del DEF di aprile 2024.

Nota esplicativa: Il dato è riferito al consuntivo del debito pubblico italiano (stock accumulato nel corso del tempo). Il dato Banca d’Italia, relativo all’Italia e alla media della zona euro, è espresso in percentuale del Prodotto interno lordo. Per il 2023-2026 sono indicati i dati tendenziali del DEF di aprile 2024.

Spesa pubblica

La spesa pubblica totale in percentuale del PIL e quella al netto degli interessi passivi e degli investimenti sono caratterizzate da un trend nettamente calante dal 1993 al 2000 e crescente dal 2000 al 2009, quando ha raggiunto una percentuale sul PIL pari al 51,1% per poi calare sotto il 49%. Come conseguenza del Covid-19, la spesa totale è salita al 57,3% del PIL nel 2020, per poi ridursi al 55% nel 2023 e viene ora prevista una riduzione al 51,1% nel 2024 e al 49,8% nel 2026.

2.3 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Istat, Banca d’Italia e dati a legislazione vigente del DEF di aprile 2024.

Nota esplicativa: La spesa delle Amministrazioni pubbliche viene presentata sia nel suo complesso che al netto del pagamento di interessi passivi sul debito pubblico e della spesa in conto capitale (spesa corrente primaria).

Prestazioni sociali, pensioni e lavoro dipendente della PA

Dagli anni ’80 ai nostri giorni la spesa per i redditi da lavoro dipendente nella Pubblica Amministrazione e quella per prestazioni sociali sono andate divergendo. I redditi da lavoro dipendente mostrano un trend leggermente decrescente. Raggiungono il loro picco massimo nel 1990 con il 12,2% del PIL per poi scendere a un minimo del 10,1% del PIL nel 2000, risalendo all’11% del PIL nel 2009 per poi calare nuovamente. Diversamente dai redditi la spesa per prestazioni sociali (che è composta per quasi l’80% da spesa pensionistica) è cresciuta a un ritmo elevato: nel 1980 era poco superiore alla spesa per redditi da lavoro dipendente nella PA (12 % del PIL) ed ha conosciuto una forte crescita superando per la prima volta il 20% del PIL nel 2014, in parallelo all’invecchiamento della popolazione, con l’eccezione di una fase di stabilizzazione nel decennio successivo al 1994. Uno degli effetti della pandemia Covid-19 è stato il temporaneo aumento delle spese per prestazioni sociali non in natura al 24% del PIL nel 2020: tale spesa è riscesa al 20,4% nel 2023.

2.4 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Istat, Eurostat, Banca d’Italia e a legislazione vigente del DEF di aprile 2024

Nota esplicativa: Il grafico mostra l’evoluzione in % del PIL della spesa per redditi da lavoro dipendente nella Pubblica Amministrazione e la spesa per prestazioni sociali in denaro, di cui la spesa per pensioni (incluse quelle indennitarie e assistenziali) costituisce la componente più consistente.

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