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5. Commercio con l’estero

Esportazioni e importazioni

Sia le esportazioni che le importazioni sono cresciute velocemente tra il 2003 ed il 2008 (quasi 50% in più cumulato in valore nominale). Con la prima recessione tra il 2008 e il 2009, sono entrambe temporaneamente crollate per la paralisi dei mercati internazionali, riprendendosi velocemente a partire dalla seconda metà del 2009, con una ripresa più forte per le importazioni. La seconda recessione dal 2011 è invece caratterizzata da una riduzione delle importazioni a causa della compressione dei consumi interni, mentre le esportazioni hanno continuato a crescere, anche se sempre più lentamente, generando un consistente surplus della Bilancia commerciale per la prima volta dall’inizio degli anni duemila. Nel 2020 ha subito gli effetti della pandemia di Covid-19, con un fortissimo calo di esportazioni e importazioni seguito da una ripresa molto forte dopo la fine del confinamento. Dalla seconda metà del 2021 l’aumento dei prezzi delle materie prime importate ha prodotto un aumento fortissimo delle importazioni, passate da circa 35 miliardi pre-Covid a oltre 58 miliardi a luglio 2022, solo parzialmente compensato dal forte aumento delle esportazioni. Con il calo dei prezzi delle materie prime, negli ultimi mesi le importazioni sono calate e il saldo di bilancia dei pagamenti è tornato attivo.

5.1 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Istat.

Nota esplicativa: Il grafico riporta l’evoluzione delle importazioni e delle esportazioni italiane di merci da e verso tutto il mondo, valutate a prezzi correnti. I dati mensili sono espressi in milioni di euro a prezzi correnti, destagionalizzati dall’Istat.

Bilancia commerciale

 Il saldo della Bilancia commerciale era in pareggio o in surplus fino al 2005. Successivamente l’Italia ha sperimentato un peggioramento del saldo fino ad un deficit massimo di 4 miliardi di euro nel mese di dicembre 2010. A seguito della nuova recessione, della contrazione dei consumi interni e dunque delle importazioni si è svolto un processo di riaggiustamento che ha ridotto molto rapidamente il deficit commerciale trasformandolo nella primavera del 2012 in un surplus consistente attorno a 4 miliardi di euro al mese, ulteriormente aumentato negli anni successivi fino ad oltre 6 miliardi di euro al mese. Nel 2020 sta subendo gli effetti della pandemia di Covid-19, ma dopo una brevissima fase di deficit il saldo della bilancia commerciale è tornato a livelli consistenti. L’aumento dei prezzi delle materie prime importate ha annullato nell’inverno 2022 il surplus di bilancia commerciale dell’Italia, trasformandolo in deficit. Con il calo dei prezzi delle materie prime, negli ultimi mesi le importazioni sono calate e il saldo di bilancia dei pagamenti è tornato attivo.

5.2 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Istat.

Nota esplicativa: Il grafico riporta mensilmente il saldo negli ultimi quindici anni della bilancia commerciale (saldo tra esportazioni e importazioni di beni e servizi). I valori, sono destagionalizzati e espressi in milioni di euro correnti.

Riserve in valuta estera

 Dal 1990 al 2007 il valore nominale delle riserve valutarie italiane è oscillato in valore nominale tra 50 e 100 miliardi di dollari, per poi salire a 182 miliardi nel 2012, calare a 131 miliardi circa nel 2015 e poi risalire fino al massimo storico di 227 miliardi nel 2021. In termini reali invece il valore delle riserve in mesi di esportazioni si è ridotto da 4,3 mesi nel 1990 a 1,5 nel 2008, risalendo poi fino a 4,7 mesi nel 2020 e 4 mesi nel 2021.

5.3 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Banca Mondiale

Nota esplicativa: Il grafico riporta il valore delle riserve in valuta estera dell’Italia, sulla base di dati annuali della Banca mondiale. Sono riportati sia il valore nominale in miliardi di dollari correnti delle riserve italiane (incluso il valore delle riserve in oro detenute dalla Banca d’Italia), che il suo equivalente misurato in mesi di importazioni al valore corrente, misura che tiene conto dell’andamento dei prezzi delle esportazioni.

Posizione netta sull’estero

 Dal 1999 al 2014 la posizione dell’Italia è stata di debitore nei confronti del resto del mondo, con tendenza al peggioramento, con un debito salito da circa il 5% del PIL al 25% del PIL. Successivamente, grazie ai forti surplus commerciali del Paese, il debito estero si è rapidamente ridotto e poi annullato ed è diventato un credito verso l’estero a partire dalla fine del 2020.

5.4 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Banca d’Italia

Nota esplicativa: Il grafico riporta la posizione netta sull’estero dell’Italia, sulla base di dati trimestrali della Banca mondiale. Quando il grafico ha un valore negativo l’Italia si trova in una posizione di debito netto nei confronti dell’estero, mentre il valore positivo significa che l’Italia è un creditore netto rispetto al resto del mondo.

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