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6. Investimenti, risparmio e patrimonio

Investimenti comparati con l’UE

Tra il 2000 e il 2007 gli investimenti pubblici e privati in Italia in percentuale del PIL sono cresciuti raggiungendo il 22% del PIL, pur risultando inferiori alla media Ue (oltre il 23%). Tra il 2008 ed il 2009 la crisi finanziaria internazionale ha determinato una caduta degli investimenti in Italia leggermente meno intensa rispetto al resto dell’Europa, seguita da una parziale e temporanea ripresa. Con la crisi del debito europeo e la seconda recessione tornano a calare ulteriormente gli investimenti nel 2011, scendendo al 17% del PIL nel 2013, allargando nuovamente il divario rispetto alla media europea. La successiva ripresa degli investimenti è stata limitata, e nuovamente invertita nel 2019-2020, con un gap di quasi otto punti di PIL rispetto alla media europea. Il gap si è poi largamente ridotto grazie alla ripresa degli investimenti pubblici e privati in Italia nel 2021-2023

6.1 Fonte: Elaborazione DIPE su dati del FMI.

Nota esplicativa: Il grafico confronta con dati annuali l’evoluzione della quota del PIL destinata agli investimenti pubblici e privati in Italia e nell’Unione europea.

Risparmi comparati con l’UE

Il risparmio italiano, nei primi anni 2000, è inferiore a quello della media Ue, oscillando tra il 20% e il 21% del PIL. Tra il 2007 e il 2010 il risparmio nazionale cala al 17% per effetto della crisi finanziaria internazionale, diventando significativamente più basso della media europea. Dopo l’inizio della seconda recessione il tasso di risparmio ricomincia a salire. Il recupero del tasso di risparmio in Italia ha sostanzialmente permesso di tornare e superare i livelli di risparmio pre-crisi, ma ha solo parzialmente ridotto il divario apertosi rispetta alla media europea 

6.2 Fonte: Elaborazione DIPE su dati del FMI.

Nota esplicativa: Il grafico confronta con dati annuali l’evoluzione della quota del Pil destinata ai risparmi lordi in Italia e nell’Unione europea.

Risparmi e investimenti in Italia

 All’inizio degli anni duemila il tasso di risparmio e di investimento pubblico e privato erano sostanzialmente allineati in Italia, la crescita della quota di investimenti fino al 2007 non è stata accompagnata da una crescita proporzionale dei risparmi, rimasti sostanzialmente costanti. Con la prima recessione (2008-2009) i risparmi sono calati più fortemente degli investimenti, che hanno resistito meglio. Durante la seconda recessione invece si è registrato un nuovo calo degli investimenti, mentre aumentava il risparmio precauzionale. Dal 2013 i risparmi sono tornati maggiori rispetto agli investimenti. Nel 2022-2023 la situazione è tornata vicino all’equilibrio con risparmi e investimenti a livelli simili.

6.3 Fonte: Elaborazione DIPE su dati del FMI.

Nota esplicativa: Il grafico confronta l’evoluzione della quota del Pil italiano destinata rispettivamente agli investimenti privati e pubblici e al risparmio lordo.

Patrimonio lordo delle famiglie

 La ricchezza delle famiglie italiane, ripartita prevalentemente tra abitazioni, attività finanziarie e altre attività reali, è caratterizzata da un andamento crescente negli anni 2000. Il valore del patrimonio detenuto dalle famiglie sotto forma di abitazioni aumenta fino al 2011, anno della seconda recessione, a seguito del quale comincia a calare lievemente in termini nominali e in maniera più sensibile in termini reali. La componente detenuta in attività finanziarie arresta la sua crescita già a partire dal 2007, a causa dei ripetuti crolli delle quotazioni nei mercati azionari, ma riprende a crescere nel 2012 con il recupero degli indici di borsa, ritornando nel 2021 al livello della ricchezza detenuta in abitazioni.

6.4 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Banca d’Italia.

Nota esplicativa: Il grafico mostra per anno l’evoluzione principali categorie dello stock di ricchezza detenuto dalle famiglie italiane (al lordo dello stock di debiti) cioè abitazioni, attività finanziarie e altre attività reali, in milioni di euro. I dati sono espressi a prezzi correnti e provengono dalla Banca d’Italia.

Investimenti pubblici in Italia e nella zona euro

 La spesa totale in conto capitale in Italia è stata superiore alla media dell’area euro dal 2000 fino al 2008. Dal 2010 le politiche di contenimento della spesa pubblica hanno comportato una maggiore riduzione della spesa in conto capitale rispetto alla media UE. Il divario tra le due aree è spiegato soprattutto dall’andamento della componente degli investimenti. Dal 2018 sono tornati ad aumentare gli investimenti.

6.5 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Banca d’Italia e a legislazione vigente DEF di aprile 2024.

Nota esplicativa: Il grafico confronta i dati relativi all’Italia con quelli dell’area euro. Il grafico mostra l’evoluzione della spesa per investimenti in senso stretto (l’altra principale componente sono i trasferimenti in conto capitale). Gli investimenti riguardano la creazione di capitale fisso composto da beni materiali e immateriali destinati ad essere utilizzati nei processi produttivi per un periodo superiore ad un anno.

Investimenti nelle infrastrutture ferroviarie

La spesa per investimenti ferroviari di RFI è fortemente cresciuta all’inizio degli anni duemila, soprattutto a causa della realizzazione della linea ad alta velocità Milano-Napoli, toccando una spesa massima di 6,6 miliardi di euro nel 2004, di cui 4,1 dovuti alla linea Milano-Napoli. Successivamente il progressivo completamento di quella linea e le politiche di contenimento della spesa pubblica hanno portato ad un ridimensionamento drastico degli investimenti ferroviari, fino ad un minimo di 2,7 miliardi nel 2012. Successivamente gli investimenti sono risaliti e nel 2022 hanno raggiunto i 6,16 miliardi di euro.

6.6 Fonte: Elaborazione DIPE su dati della Relazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al Parlamento sullo stato di attuazione al 31 dicembre 2020 del contratto di programma MIT-RFI S.p.A..

Nota esplicativa: Il grafico mostra l’evoluzione della spesa effettivamente realizzata da Rete Ferroviaria Italia S.p.A. per la realizzazione di investimenti previsti nei Contratti di programma siglati con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sia per la parte servizi che per quella investimenti. I dati sono in miliardi di euro correnti e sono forniti sia aggregati che disaggregati tra le spese per la rete convenzionale e ad alta capacità che per il maggiore investimento ferroviario degli anni 2000, la linea ad alta velocità Milano-Napoli-Roma. Per il 2013-22 viene anche indicato separatamente il dato sulla manutenzione straordinaria.

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