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9. Popolazione

Proiezioni ISTAT sull’evoluzione della popolazione in Italia

La popolazione residente in Italia è aumentata dal 1960 al 1980 a velocità sostenuta per poi sostanzialmente fermarsi nel ventennio successivo e riprendere a crescere a causa dell’immigrazione dall’inizio degli anni 2000 fino al 2014. Ha poi cominciare a ridursi in valore assoluto per la prima volta in tempo di pace nel 2015-2022 da 60,8 milioni a 59 milioni. La proiezione mediana dell’Istat suggerisce una riduzione della popolazione a 56,5 milioni nel 2040 e a 45,5 milioni nel 2080, calo prevalentemente concentrato nel Mezzogiorno. Lo scenario alto prevede un calo della popolazione a 52,8 milioni nel 2090, mentre lo scenario basso prevede una forte riduzione della popolazione fino a 39 milioni nel 2080.

9.1 Fonte: Elaborazione DIPE su dati e proiezioni Istat.

Nota esplicativa: Il grafico mostra l’evoluzione della popolazione complessiva residente in Italia secondo i censimenti condotti dal 1861 al 2011 (italiani e stranieri), come ricostruita dall’Istat. Dal 2020 vengono riportati nel grafico tre scenari previsionali demografici sviluppati nel 2023 dall’Istat fino al 2080, con la mediana quale valore centrale, oltre a due scenari alto e basso nell’intervallo di confidenza del 90% rispetto allo scenario mediano.

 Numero di nati e morti in Italia

Il numero di nati è calato in Italia dal picco di 1.035.000 nel 1963 ad un minimo di 526.000 nel 1995, risalendo ad un massimo di 575.000 nel 2008. Dal 2008 il numero di nuovi nati a ricominciato a calare velocemente, raggiungendo nel 2021 un minimo assoluto di 399.000, il più basso livello della storia dell’Italia unita.  Il numero di morti è andato crescendo lentamente in parallelo al processo di invecchiamento della popolazione. Il saldo naturale tra nati e morti era positivo fino al 1992, leggermente negativo dal 1993 al 2003, sostanzialmente equilibrato dal 2004 al 2009 e poi fortemente negativo, con una prevalenza delle morti sulle nascite. Nel 2020 l’aumento della mortalità dovuta all’epidemia di Covid, associata ad un’accelerazione del calo della natalità ha portato l’eccesso di morti sulle nascite a circa 342,000 unità, cifra superata solo nel 1918 per l’effetto congiunto della prima guerra mondiale e dell’epidemia di “influenza spagnola”. Anche nel 2021-2022 le morti hanno superato le nascite di oltre 300.000 persone all’anno, con un modesto miglioramento nel 2023 a fronte del calo significativo della mortalità ma anche un ulteriore calo della natalità.

9.2 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Istat.

Nota esplicativa: Il grafico mostra l’evoluzione del numero assoluto di nati vivi e di morti in Italia dal 1980 al 2023.

Tasso di fecondità in Italia

Il tasso di fecondità ha toccato un picco nel 1964 con una media di 2,7 figli per donna, e si è poi ridotto ad un minimo di 1,19 figli per donna nel 1995, risalendo fino a 1,44 figli nel 2008-2010 per poi riprendere a scendere fino a 1,20 nel 2023.

9.3 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Istat.

Nota esplicativa: Il grafico mostra l’andamento del numero medio di figli per donna in età fertile, convenzionalmente definita tra i 15 e i 49 anni, in Italia dal 1952 al 2023.

Tasso di fecondità per distribuzione territoriale

Il tasso di fecondità è aumentato fortemente nel 1999-2010 nel Nord, che è diventata la zona del paese con il più alto tasso di fertilità. Si è poi registrata una riduzione del tasso di fertilità al Nord da 1,52 figli per donna nel 2010 a 1,26 nel 2022. Il Centro ha avuto un andamento simile al Nord fino al 2009, con un calo maggiore negli anni successivi. Il Mezzogiorno non ha conosciuto significativi aumenti prima del 2010 e invece ha subito anch’esso un calo consistente nel 2009-2020, scendendo da 1,38 a 1,24 figli per donna nel 2020, non subendo nell’ultimo triennio lo stesso calo della natalità del centro-nord e tornando nel 2023 ad avere una natalità maggiore del resto del paese per la prima volta da vent’anni.

9.4 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Istat.

Nota esplicativa: Il grafico mostra l’andamento del numero medio di figli per donna in età fertile, convenzionalmente definita tra i 15 e i 49 anni, nel Nord, Centro e Mezzogiorno d’Italia.

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