Esplora contenuti correlati

Il CIPE/CIPESS, più di cinquant’anni di storia economica del Paese

a cura dell’Ufficio di Segretariato del CIPESS

Donne lavoratrici

4 aprile 1967: prima riunione del CIPE

Il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) viene istituito con legge nel 1967. Il Comitato, in realtà, era già operativo dal settembre del 1965 in seno al CIR (Comitato interministeriale per la ricostruzione) a seguito della delibera del Consiglio dei Ministri del 14 aprile 1965. Nello stesso anno era stato presentato – nella seduta del 23 settembre – il disegno di legge a firma del Presidente del Consiglio Aldo Moro e del Ministro del Bilancio, Giovanni Pieraccini, con il concerto del Ministro del Tesoro Emilio Colombo, recante “Attribuzioni e ordinamento del Ministero del Bilancio e della programmazione economica e istituzione del Comitato interministeriale per la programmazione economica” che, dopo circa un anno e mezzo di lavori parlamentari, viene approvato (legge 27 febbraio 1967, n. 48). La legge n.48 del 1967 colloca il CIPE, indicato nella stessa relazione illustrativa quale “organo di direzione politica”, al centro dell’azione propulsiva del Governo in materia di programmazione economica.

Governo Moro

III Governo Moro – 1966-1968

Il 1967 è l’anno della guerra dei sei giorni tra Israele ed Egitto, i Beatles pubblicano S.gt Pepper’s Lonely Hearts Club Band, Barnard effettua il primo trapianto di cuore e Felice Gimondi vince il giro d’Italia. Il Governo in carica è il 3° governo Moro, il ventunesimo governo della Repubblica Italiana, che sarà il quarto e ultimo della IV° legislatura, che resterà in carica dal 24 febbraio del 1966 al 25 giugno del 1968 per un totale di 852 giorni. Papa Paolo VI scrive l’enciclica Populorum progressio dedicata alla cooperazione tra i popoli e alla solidarietà verso i paesi in via di sviluppo.

Operaio al lavoro

Il CIPE nel luglio dello stesso anno approva il Piano di coordinamento per il Mezzogiorno, autorizza l’IRI alla costruzione di uno stabilimento per la produzione di automobili al Sud, in particolare a Pomigliano d’arco, nei quali sarà prodotta l’Alfa Sud, il riparto dei fondi (dieci miliardi di lire) al CNR.

I primi anni

Sono ancora gli anni del miracolo economico, il PIL è in crescita, il tasso di disoccupazione è al 5,4 e l’anagrafe registra un importante incremento demografico (il 1964 è stato l’anno del picco delle nascite), non a caso, negli anni dal 1950 al 1970 il reddito pro capite in Italia era cresciuto più rapidamente che in ogni altro paese europeo salvo la Germania occidentale. Dal punto di vista istituzionale la creazione del CIPE, come è stato sottolineato, “segna una vera e propria svolta nella tematica dei comitati interministeriali” perché dalla sua istituzione inizia un processo di arresto della proliferazione di tali organi che aveva caratterizzato gli anni precedenti e che aveva generato diverse criticità tra le quali quella della creazione di una pluralità di centri di imputazione dell’indirizzo politico e governativo. Col CIPE inizia una fase di concentrazione e razionalizzazione dei comitati interministeriali che porterà via via ad una loro drastica riduzione.
Come è stato osservato “il progressivo aumentare delle funzioni statali e soprattutto la loro maggiore tecnicizzazione ha indotto gli stati a dar vita ad organi che possano soddisfare le esigenze di collaborazione tra più Ministri per la soluzione di questioni di interesse comune”. I Comitati nascono dunque “per imprimere un coordinamento all’attività di più Ministeri e per conferire un indirizzo unitario a determinate attività politico-amministrative.

Politicamente l’istituzione del CIPE risponde all’esigenza di rilanciare l’intervento pubblico in economia attraverso la cultura della programmazione, non più settoriale, ma generale, in linea con gli assetti della stagione del centro sinistra in cui c’è maggiore attenzione al tema della pianificazione.


Costruzione di un'opera pubblica

 Il CIPE viene originariamente incaricato di “predisporre gli indirizzi della politica economica nazionale e le linee generali per l’impostazione dei progetti di bilancio annuali e pluriennali di previsione dello Stato; per promuovere a tale scopo le attività della Pubblica Amministrazione e degli Enti Pubblici; per esaminare la situazione economica generale ai fini dell’adozione di provvedimenti congiunturali”. Si vuole dare forma e sostanza ad un organismo, posto sotto la titolarità del Ministero del bilancio e della programmazione economica, che coordini l’azione programmatoria del Governo secondo un’idea di programmazione centralizzata del quadro di azioni sia pubbliche che private. L’idea di fondo è che il CIPE assuma il ruolo di organo di impulso dell’azione di Governo sia in materia di politica economica generale e congiunturale, sia di programmazione economica e di bilancio e sia di politica economica comunitaria. Come è stato sottolineato “la programmazione nascente attraverso il CIPE, scommetteva, così, sulla possibilità di un governo unitario dell’economia”.

autostrada

Nei primi anni rilevano le deliberazioni sull’energia (1967), il Piano di riassetto telefonico (1967) e il programma strategico con finanziamenti alla SIP – Società Italiana per l’esercizio telefonico la principale azienda di telecomunicazioni italiana in ambito IRI (1969), la ricostruzione del Vajont (1968) e del Belice (1969) il progetto per la metropolitana di Roma (1968) e di altre città (1971), la chimica di base (Montedison) e ricerca spaziale europea (1971).

 Autostrada

Gli anni settanta/ottanta

Negli anni settanta, abbandonata l’impostazione di programmazione di prima maniera, ovvero quella di carattere generale (nel 1971 era stato approvato il Programma economico nazionale con durata quinquennale) il CIPE diventa il luogo di coordinamento delle politiche economiche settoriali dei diversi dicasteri. Ad esempio nel 1971 il CIPE delibera il programma di investimenti industriali in Sicilia e in Calabria, con il quale si indica la strada dell’industrializzazione nel mezzogiorno. Negli stessi anni rilevano le deliberazioni sui programmi IRI, ENI ed EFIM.
L’ordinamento delle funzioni di Governo vengono finalmente disciplinate da una legge organica, la legge n. 400 del 1988 che detta speciali norme per i comitati interministeriali attribuendo al Presidente del Consiglio poteri di direttiva e impulso.

 Gli anni novanta

Nel corso degli anni novanta inizia anche il processo di privatizzazione di settori pubblici e il CIPE svolge un ruolo importante. Rilevano, ad esempio, le direttive in materia di procedure di cessione delle partecipazioni dello Stato derivanti dalla trasformazione degli enti pubblici economici e delle aziende autonome e le delibere di trasformazione in società per azioni delle Ferrovie dello Stato, dell’ENI, dei Monopoli di Stato. Nel 1993, nell’ambito di un processo di razionalizzazione e semplificazione dell’azione di governo, che risponde alla necessità generale di un contenimento della spesa pubblica, vengono eliminati i numerosi comitati interministeriali ricreatisi nel corso degli anni precedenti e restituite ai ministeri una parte delle funzioni programmatorie, con contestuale assegnazione al CIPE delle competenze residuali non conferite agli stessi.

La trasformazione in società per azioni degli Enti pubblici economici e delle Aziende autonome statali rappresenterà la prima fase di un più complesso processo di privatizzazione con il collocamento sul mercato di quote del settore pubblico dell’economia (1992). Sempre negli anni 90 a seguito della soppressione della ex Cassa per il Mezzogiorno si avvia la stagione della stipula delle Intese di programma, tra cui per prime quelle relative a Napoli e Gioia Tauro.

Con la legge 3 aprile 1997, n. 94, che ha disposto l’unificazione dei Ministeri del tesoro e del bilancio e della programmazione economica e il riordino delle competenze del CIPE, il Comitato viene riorganizzato. Vengono eliminati i compiti di gestione finanziaria, tecnica e amministrativa, che sono trasferiti alle amministrazioni competenti. Il CIPE diviene l’organo preposto alla definizione delle “linee di politica economica da perseguire in ambito nazionale, comunitario ed internazionale” e degli “indirizzi generali di politica economica per la valorizzazione dei processi di sviluppo delle diverse aree del Paese, con particolare riguardo alle aree depresse”. Inoltre, il CIPE assume, tra le proprie competenze, anche “il coordinamento ed indirizzo generale in materia di Intese Istituzionali di Programma e di altri strumenti di programmazione negoziata” e la definizione delle “linee guida ed i principi comuni per le amministrazioni che esercitano funzioni in materia di regolazione dei servizi di pubblica utilità”.

 Il primo decennio del 2000

Con l’entrata in vigore della legge n. 443 del 2001 – “Legge obiettivo” il CIPE assume un ruolo decisivo nel processo di realizzazione di infrastrutture e grandi reti comprese nel Programma Infrastrutture Strategiche (PIS). Al Comitato viene attribuita la competenza all’approvazione dei progetti infrastrutturali e la relativa assegnazione delle risorse finanziarie. Sono gli anni in cui l’attenzione politica è concentrata sul ruolo degli investimenti nelle infrastrutture strategiche, anche attraverso forme di partenariato pubblico/privato, per favorire la crescita e avviare un’ulteriore fase di modernizzazione del Paese in sintonia con il processo di integrazione europea che stava per compiere un passo fondamentale con l’adozione della moneta unica.

Inoltre nel 2002 (ai sensi dell’articolo 61 della legge n. 289/2002) viene conferita al CIPE un’altra competenza strategica, ovvero il riparto il Fondo per le aree sottosviluppate (FAS) ora Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) con l’attribuzione al Comitato della competenza generale in materia di coordinamento e programmazione delle politiche pubbliche finalizzate a recuperare gli squilibri socio-economici del Paese. Le competenze in materia di infrastrutture strategiche e Fondo per lo sviluppo e la coesione (FAS/FSC) saranno quelle che caratterizzeranno maggiormente l’azione del Comitato negli anni 2000.

Nel 2006 le strutture tecnico/amministrative di supporto al Comitato, fino ad allora operanti presso il Ministero dell’economia e delle finanze, vengono trasferite a Palazzo Chigi dal Governo Prodi. Si tratta della più importante innovazione degli assetti organizzativi del Comitato. L’obiettivo è quello di rafforzare il ruolo del Presidente del Consiglio nel coordinamento della politica economica e delle attività di programmazione. Il Segretariato del CIPE viene accorpato al Dipartimento affari economici della Presidenza del Consiglio (DAE) favorendo, in seguito, la nascita di una nuova struttura con competenze economiche della Presidenza del Consiglio, ovvero l’attuale Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (DIPE).

 Il CIPE e la crisi economica del 2009

Negli ultimi anni l’azione del Comitato è stata caratterizzata dalla necessità di fronteggiare la crisi economica esplosa nel 2009. La legge 28 gennaio 2009, n. 2, attribuisce al CIPE il compito di assegnare una quota delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate FAS al “Fondo strategico per il Paese a sostegno dell’economia reale”, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tale Fondo è stato immaginato come una delle risposte alla crisi economica internazionale che cominciava a produrre effetti importanti sull’economia nazionale: sono crollate produzione industriale ed esportazioni, è sceso drasticamente il PIL. Il termine “reale” va letto come una maggiore attenzione al sistema produttivo e segna una presa di distanza dall’eccessiva finanziarizzazione dell’economia, considerata una delle cause della crisi economica che, non a caso nasce negli Stati Uniti dalla vicenda dei mutui sub prime. L’idea è che attraverso una riprogrammazione delle risorse disponibili si possano attivare investimenti pubblici e generare le condizioni per una risposta strutturale alla crisi. Con delibera n. 4 del 6 marzo 2009, il Comitato Interministeriale ha disposto, quale dotazione iniziale del Fondo strategico, una riserva di programmazione di oltre 9 miliardi di euro per il sostegno dell’economia reale e delle imprese.

Vengono, inoltre, istituiti altri due Fondi con la finalità che, unitamente al Fondo strategico, contribuiscano a rispondere alla crisi. La ratio è che una quota delle risorse nazionali ugualmente disponibili del Fondo aree sottoutilizzate sia assegnata dal CIPE, presieduto in maniera non delegabile dal Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, nonché con il Ministro per le infrastrutture ed i trasporti al “Fondo  infrastrutture” per la messa in sicurezza delle  scuole,  per le opere di risanamento ambientale, per l’edilizia  carceraria,  per  le infrastrutture museali ed  archeologiche e le infrastrutture strategiche per la mobilità’ e al Fondo sociale per occupazione e formazione per attività’ di apprendistato, prioritariamente svolte in base a libere convenzioni volontariamente sottoscritte anche con università’ e scuole  pubbliche, nonché di sostegno al reddito.

Per le risorse dei tre fondi, in quanto derivanti dal Fondo per le aree sottoutilizzate resta fermo il vincolo di destinare alle Regioni del Mezzogiorno l’85 per cento delle risorse ed il restante 15 per cento alle Regioni del Centro-Nord.

L’utilizzo del Fondo strategico a sostegno dell’economia reale verrà condizionato fortemente dal terremoto in Abruzzo dell’aprile 2009. Una buona parte delle risorse del fondo verranno infatti utilizzate per rispondere agli effetti del drammatico sisma che oltre a distruggere una delle città d’arte italiane metterà in ginocchio un intero territorio.

 Gli ultimi anni

La storia recente del CIPE vede innanzitutto l’istituzione del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (DIPE). Il nuovo  Dipartimento oltre a curare l’istruttoria delle proposte provenienti dalle Amministrazioni competenti da sottoporre all’approvazione del CIPE e le attività amministrative consequenziali alle relative deliberazioni, svolge funzioni di supporto allo stesso Comitato e alla Presidenza del Consiglio in materia di infrastrutture e trasporti, regolazione tariffaria dei servizi di pubblica utilità (autostrade, aeroporti, porti, ferrovie, settore idrico), riparto delle risorse nazionali e comunitarie per lo sviluppo e la coesione territoriale, attività produttive ed energia, ricerca e innovazione tecnologica, sanità, politiche sociali e abitative, sviluppo sostenibile dell’ambiente e del territorio, interventi per le bonifiche dei siti e la riqualificazione idrogeologica e, infine, attività di coordinamento e gestione delle banche dati sugli investimenti pubblici e di analisi economica degli andamenti nazionali e internazionali nonché della spesa in conto capitale.

Negli anni 2014-2016 a fronte di una tendenziale riduzione del numero di sedute e di deliberazioni si registrano importanti deliberazioni. I finanziamenti attivati dal CIPE nel 2014-2016 sono stati complessivamente di 75,5 miliardi di euro, di cui 6,5 miliardi nel 2014, 22,8 miliardi nel 2015 e 46,2 miliardi nel 2016, anche grazie alla programmazione del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020.
I 46,2 miliardi di finanziamenti attivati nel 2016 hanno riguardato in particolare il settore delle infrastrutture dei trasporti per 23,3 miliardi di euro (di cui 7,9 miliardi per strade e autostrade, 7,4 miliardi per ferrovie e metropolitane e il resto per altre infrastrutture incluse nel Piano operativo del Ministero delle infrastrutture e trasporti FSC 2014-2020, nel Programma Operativo Complementare “Infrastrutture e reti” 2014 – 2020, e nei patti con città metropolitane e regioni). Inoltre sono stati attivati 7,3 miliardi di euro per ambiente e energia, 4,6 miliardi di euro per il settore della ricerca, cultura e turismo, 5 miliardi di euro per il sostegno alla competitività delle imprese, 300 milioni di euro per la ricostruzione post sismica, 2,8 miliardi di euro per i programmi operativi complementari. Storica resta la riunione del 1° maggio 2016 nella quale è stato approvato il più importante finanziamento organico al settore dei beni culturali, pari a un miliardo di euro.

Cantiere del terzo valico dei Giovi, al cantiere, febbraio 2016
Cantiere del terzo valico dei Giovi, al cantiere, febbraio 2016

Nell’ultimo quinquennio il CIPE ha proseguito con la sua attività strategica di programmazione, contribuendo ad una importante inversione di tendenza in materia di investimenti pubblici, che dal 2018 sono tornati a crescere. Tale attività va contestualizzata nell’ambito dell’aumento della spesa pubblica per investimenti negli ultimissimi anni, dopo un lungo periodo di declino. La spesa totale in conto capitale in Italia era stata superiore alla media dell’area euro dal 2000 fino al 2008. Dal 2010 le politiche di contenimento della spesa pubblica avevano generato una maggiore riduzione della spesa in conto capitale rispetto alla media UE. Nel 2018 e nel 2019 sono tornati ad aumentare gli investimenti e nel 2019 e 2020 è aumentata anche la spesa totale in conto capitale. I dati previsionali della Nota di aggiornamento del Documento di economia e di finanza (NADEF) riportano un forte aumento della spesa di investimenti in senso stretto (la più alta dal 2011 in % del PIL) e una crescita ancora maggiore delle spese in conto capitale inclusive dei trasferimenti.

Grafico investimenti pubblici

Il 2020 è stato invece un anno difficile che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva e ha inciso in modo drammatico sulla vita delle persone. L’emergenza sanitaria derivante dalla pandemia COViD-19 ha infatti determinato una profonda trasformazione degli andamenti e delle prospettive dei sistemi economici a livello globale. Nel nostro Paese si sono generate rilevanti conseguenze sul tessuto produttivo, con importanti effetti su redditi, occupazione, produzione e investimenti, dal commercio all’industria, all’edilizia, dai trasporti al turismo e ai servizi. A fronte di uno shock significativo sull’economia che, specialmente nel breve-medio periodo, sarà significativa, il Governo ha fronteggiato le conseguenze della pandemia in primo luogo con provvedimenti urgenti e necessari a sostegno dei redditi dei lavoratori dipendenti e autonomi e della liquidità delle imprese, comprese quelle piccole e medie. A tali necessarie misure si sono affiancati provvedimenti finalizzati ad una vigorosa ripresa dell’economia attraverso il rilancio della programmazione economica e degli investimenti pubblici. Il CIPE è stato uno dei protagonisti di quest’azione continuando a svolgere il suo importante ruolo di programmazione con l’adozione di provvedimenti importanti. 

Il 2021 l’anno della svolta per affrontare la sfida dello sviluppo sostenibile

Il 1° gennaio 2021 il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) ha cambiato nome in Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS). Si è chiusa una pagina storica per l’Italia e si apre una fase nuova che segna il passaggio verso un’economia diversa, orientata alla transizione ecologica e alla sostenibilità. Questo è il compito al quale il Comitato sarà chiamato per effetto della riforma introdotta dal cd “decreto clima”. Non si tratta quindi di un mero cambio nominalistico ma di un cambiamento sostanziale che coincide con una delle sfide principali del Paese: il rilancio della crescita secondo criteri di sostenibilità, anche attraverso l’innovazione del nostro sistema produttivo, in ossequio all’Agenda ONU 2030 e ai programmi dell’Unione Europea. Ciò anche in coerenza con la riforma dell’art. 9 della Costituzione nel quale è stata introdotta la tutela l’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

Il 2021 è stato un anno ancora caratterizzato dagli effetti dell’emergenza sanitaria derivante dalla pandemia COVID-19 ma, nonostante le conseguenti difficoltà, l’economia italiana si è contraddistinta per un recupero congiunturale che già al termine del quarto trimestre ha consentito al Pil di riportarsi a livelli appena inferiori rispetto al periodo pre-pandemico.

Gli anni 2022/2023 sono stati caratterizzati dall’aumento, nel 2022 dei prezzi dell’energia e delle materie prime, tuttavia, malgrado una situazione così incerta, l’economia italiana ha continuato a mostrare notevole resilienza e vitalità. Nel 2022 il PIL è cresciuto del 3,7 per cento e gli investimenti fissi lordi sono aumentati del 9,4 per cento in termini reali, salendo al 21,8 per cento del PIL, un livello che non si registrava da oltre venti anni. Sebbene la crescita congiunturale del PIL sia rallentata nella seconda metà dell’anno scorso, con una lieve contrazione nel quarto trimestre, i più recenti indicatori suggeriscono che già nei primi tre mesi dell’anno sia ripresa la crescita economica. Le indagini presso le imprese, inoltre, segnalano un miglioramento delle attese su ordinativi e produzione e un incremento degli investimenti rispetto allo scorso anno.

Nel corso del 2023, il quadro macroeconomico nazionale si è caratterizzato per una sostanziale conferma di alcuni andamenti positivi che si erano presentati durante l’anno precedente, con un ulteriore miglioramento di alcuni indicatori, quale quello occupazionale, pur accompagnati da un assestamento di alcune variabili, nel quadro complessivo di crescita. Il 2023 si è chiuso secondo l’Istat con un PIL in crescita dello 0,9% in termini reali, leggermente meglio delle previsioni del NADEF, mantenendo nel contempo una prospettiva di diminuzione del rapporto debito/PIL, ridimensionatosi dal 140,5% al 137,3%. La tendenziale riduzione dei costi dei beni energetici iniziata nel 2023 ha contribuito alla riduzione del tasso di inflazione che si attesta al 5,7% nel 2023 rispetto all’8,1% nel 2022, mentre il tasso di disoccupazione è calato al 7,2% a dicembre del 2023, il livello più basso dal 2009 ad oggi.

Nel descritto quadro congiunturale, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) ha proseguito nella sua fondamentale attività di indirizzo e programmazione approvando provvedimenti strategici per il rilancio della crescita.

 

Per approfondimenti bibliografici:

  • CIPE e Costituzione. Governare attraverso i Comitati interministeriali, 2018
    di Giuseppe Mobilio
  • Treves, G. I comitati interministeriali
  • Bachelet, V., Comitati interministeriali, in Enc. Dir, VII Giuffrè, 1960

[1] Mobilio, G. CIPE e Costituzione, 2018;

[2] Treves, G. I comitati interministeriali

Torna all'inizio del contenuto